Tendinopatia Calcifica

CHE COSA E’ LA TENDINOPATIA CALCIFICA?

La tendinopatia calcifica della cuffia dei rotatori consiste nella deposizione intra-tendinea di cristalli di calcio. (figura 1) Viene chiamato anche tendinite calcifica e in passato veniva denominata “periartrite scapolo-omerale” oppure “periartrite calcifica”. E’ una patologia che coinvolge il 3-5% della popolazione adulta, prevalentemente nella fascia di età tra i 30 e i 50 anni e con una incidenza maggiore nel sesso femminile. Tutti i tendini della cuffia dei rotatori possono essere coinvolti, ma interessa principalmente il tendine sovra-spinoso (denominato anche sovra-spinato oppure sopra-spinoso).
Tendinopatia calcifica

COME SI MANIFESTA ?

Innanzitutto non tutte le calcificazioni sono sintomatiche e dolorose: spesso sono un reperto occasionale di una radiografia (per esempio del torace) eseguito per altri motivi. Si manifesta come un tipico dolore di spalla (del deltoide fino a metà braccio). L’intensità del dolore può essere molto variabile mostrandosi come un fastidio che impedisce il sonno fino ad un dolore acutissimo presente in qualsiasi momento della giornata e che impedisce anche le più banali attività quotidiane. A volte si associa una marcata riduzione del movimento della spalla stessa (rigidità della spalla oppure spalla rigida). La conferma avviene quando a tale dolore si associa un quadro radiografico di calcificazione.

COME ESEGUIRE LA DIAGNOSI ?

L’esame più affidabile per evidenziare una calcificazione è un semplice esame radiografico completo della spalla (figura 1). Può essere utile associare a tale esame una Risonanza Magnetica Nucleare della stessa. Non sempre la grandezza della calcificazione è correlata al grado di dolore. Ciò dipende dallo stadio evolutivo della calcificazione e dalla velocità con cui si forma e dilata il tendine.
Tendinopatia calcifica

QUALE E’ LA SUA EVOLUZIONE ?

L’evoluzione della malattia si definisce in quattro stadi differenti: 1) pre-calcifica, 2) calcifica di formazione, 3) calcifica di riassorbimento e 4) post-calcifica.

Nel primo stadio, pre-calcifico, la presenza dell’iniziale deposizione è caratterizzata dall’assenza di reazione cellulare e quindi di dolore. In questa fase possono essere di riscontro occasionale in esami radiografici eseguiti per altri motivi.

Nella fase calcifica di formazione, i cristalli di calcio vanno incontro a coalescenza e il dolore insorge in maniera subdola.

Nella fase calcifica di riassorbimento, l’iperemia peri-calcifica e la reazione cellulare determinano un aumento della pressione intra-tendinea con un caratteristico dolore acuto.

L’ultimo stadio, post-calcifico, è caratterizzato dal rimaneggiamento del deposito e sostituzione con tessuto cicatriziale.

COME TRATTARLO ?

Il primo approccio mira alla risoluzione dell’infiammazione capsulare, del dolore e della possibile limitazione articolare. Ciò avviene tramite il riposo, applicazione di ghiaccio, anti-infiammatori non steroidei, eventuali infiltrazioni locali con cortisonici e fisioterapia. In particolare le onde d’urto si sono rivelate particolarmente efficaci nel tentativo di disgregazione della calcificazione, con percentuali di successo intorno al 65%.

La terapia chirurgica entra in gioco qualora persista il dolore ribelle al trattamento conservativo, se gli episodi dolorosi ricorrono due o tre volte oppure se sono calcificazioni di grandi dimensioni che tendono ad aumentare di volume ed associate a dolore acuto.

IN COSA CONSISTE IL TRATTAMENTO CHIRURGICO ?

L’artroscopia gioca un ruolo fondamentale e ha completamente soppiantato le asportazioni a cielo aperto. L’unica eccezione è rappresentata da quelle calcificazioni anteriori del sottoscapolare che non sono aggredibili in artroscopia perché questo è l’unico tendine non visualizzabile in artroscopia. La decompressione artroscopica consiste innanzitutto nell’ identificazione in artroscopia della calcificazione mediante ago (figura 2) e nella creazione di una breccia nel tendine mediante bisturi (figura 3) da cui fuoriuscirà il materiale calcifico (figura 4). Spesso la cui fuoriuscita fornisce una tipica immagine artroscopica “a tempesta di neve” (figura 5). Successivamente si procede alla rimozione per quanto possibile dei depositi di calcio mediante motorizzato, cucchiaio (figura 6) ed aspirazione per mezzo di cannula. (figura 7). Se la breccia tendinea è troppo ampia si esegue una eventuale chiusura della stessa con punto di sutura (figura 8)
Tendinopatia calcificaTendinopatia calcifica

COME COMPORTARSI DOPO L’INTERVENTO ?

Subito dopo l’intervento, l’arto operato verrà posizionato in un semplice tutore di spalla che deve essere utilizzato solamente per mettere a riposo l’articolazione. Il suo utilizzo non verrà incoraggiato e sarà invitato da subito ad eseguire piccoli gesti quotidiani come mangiare, lavarsi e vestirsi. Il ghiaccio deve essere applicato più volte al giorno e antidolorifici verranno utilizzati al bisogno, possibilmente dopo cena per accompagnare il riposo notturno. Da subito verranno incoraggiati piccoli esercizi passivi (significa senza utilizzare i muscoli della spalla) e movimenti della mano e del gomito. Gli esercizi attivi (ossia utilizzando i muscoli della spalla) vengono eseguiti dopo poche settimane e a tolleranza. La ripresa di una normale vita quotidiana avviene dopo poche settimane, mentre le attività manuali più pesanti potranno essere riprese quando il movimento è completo e quando il dolore a riposo e con piccoli gesti è scomparso del tutto.

Per doverosa informazione, si ricorda che la visita medica effettuata dal proprio medico rappresenta il solo strumento diagnostico per un efficace trattamento terapeutico. I consigli forniti in questo sito devono essere intesi semplicemente come suggerimenti di comportamento.

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