Spalla rigida

CHE COSA E’ LA SPALLA RIGIDA

E una patologia caratterizzata dalla diminuzione del movimento della spalla associata a dolore. Viene definita anche capsulite adesiva oppure spalla congelata. E’ caratterizzata dall’infiammazione e successivo ispessimento e retrazione della capsula articolare. Colpisce maggiormente le donne tra i 40 e 60 anni.

COME SI ESEGUE LA DIAGNOSI ?

La diagnosi di spalla rigida è molto semplice e consiste nella costatazione della riduzione del movimento passivo della sola spalla (per l’esattezza dell’articolazione scapolo-omerale). Questo è facilmente valutabile bloccando con una mano la scapola e testando il movimento passivo rispetto alla spalla sana. Questa mancanza può essere associata o meno a dolore.

Successivamente nell’inquadramento diagnostico bisogna escludere altre patologie che mimano una spalla rigida come l’artrosi della scapolo-omerale, le fratture, le lussazioni, le lesioni massive della cuffia dei rotatori e le malattie neuromuscolari. Oltre a queste condizioni vanno escluse anche quelle patologie intrinseche della spalla quali, ad esempio, la tendinopatia calcifica. Sostanzialmente è una patologia che si diagnostica per esclusione in quanto tutte le indagini risultano negative.

PERCHE’ UNA SPALLA DIVENTA RIGIDA ?

La causa della spalla rigida non è sempre definita: infatti nel 30-40% non ha alcuna causa (tecnicamente si definisce spalla rigida idiopatica). Cause note sono il diabete mellito (in particolare il diabete insulino-dipendente), patologie della tiroide, patologie intratoraciche e traumi minori o maggiori.

COME EVOLVE

Ci sono tre fasi. Nella prima il sintomo principale è rappresentato dal dolore e da una iniziale perdita del movimento. Il dolore compare tipicamente durante i movimenti attivi e aumenta durante le ore notturne. E’ una fase dovuta all’infiammazione più acuta della capsula articolare. Progressivamente il dolore tende a ridursi, ma contemporaneamente peggiora il movimento: questa caratterizza la seconda fase. In questo caso la capsula articolare è sempre infiammata ma tende ad ispessirsi e perdere di elasticità. Nell’ultima fase l’infiammazione tende a risolversi e la capsula articolare a guadagnare la sua elasticità originale.

COME TRATTARLO

Il primo approccio consiste nel migliorare l’infiammazione della spalla mediante farmaci anti-infiammatori e mediante una o più infiltrazioni con cortisone intrarticolare, se non sussistono controindicazioni e se il dolore è importante. L’infiltrazione deve avvenire rigorosamente all’interno dell’articolazione e NON nello spazio subacromiale: sarebbe un gesto invasivo inutile.

La terapia fisica mediante macchinari (come la diatermia) può essere utile, specialmente per riscaldare la spalla prima del recupero funzionale. Il cardine del trattamento è rappresentato dal recupero funzionale che deve avvenire con un fisioterapista esperto e che conosca bene la patologia. E’ necessario elasticizzare tutte le strutture della capsula articolare retratte mediante sedute che non durino meno di 30-60 minuti, che non provochino eccessivamente dolore e che consentono un progressivo ma costante recupero funzionale. L’introduzione di esercizi attivi-assistiti e attivi cono anch’esse importanti ma devono essere introdotte con modalità ed intensità ben specifiche. Il dott. Giordano incoraggia anche l’esecuzione di esercizi da eseguire a casa e che possono essere introdotti subito. Nell’esperienza dell’Autore la riabilitazione in acqua calda (intesa come idrochinesiterapia) è molto utile per accorciare i tempi di recupero.

QUANDO E COME OPERARE ?

Se il paziente non migliora oppure se non progredisce nel recupero dell’articolarità e del dolore può essere indicato un intervento in artroscopia di artrolisi e manipolazione della spalla. L’artrolisi artroscopica della spalla consiste nella sezione di quelle porzioni dalle capsula ispessite e adese tramite fori attraverso i quali è possibile visualizzare l’articolazione ed introdurre strumenti di taglio e pulizia (figura 1). Successivamente è necessario identificare il tendine sottoscapolare che in questa patologia è poco visibile in quanto coperto dalla capsula articolare (figura 2). La liberazione inizia in alto dall’intervallo dei rotatori sezionando il legamento gleno-omerale superiore (LGOS) ed il legamento gleno-omerale medio (LGOM) (figura 3). La capsula viene successivamente sezionata inferiormente a livello del il legamento gleno-omerale inferiore (LGOI) (figura 4). Per visualizzare la porzione posteriore e inferiore dell’articolazione è necessario visualizzare l’articolazione da anteriore e procedere alla sezione posteriore (figura 5) e inferiore (figura 6) della capsula. Appena terminata la fase artroscopica è necessario mobilizzare (significa muovere) la spalla in tutte le direzioni per sezionare le ultime aderenze e verificare il completo recupero. Molto importante è sapere che la ripresa immediata della fisioterapia è fondamentale per evitare che si riformino aderenze o nuove cicatrici.
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